
Che fine faranno gli open space post covid?
La pandemia ancora in corso, tra le altre cose, ha portato a farci diverse domande in merito a come cambieranno gli spazi domestici e lavorativi e a che fine faranno gli open space post covid. Negli ultimi mesi abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini e sono cambiati molto gli uffici post coronavirus, che sono passati sempre più da ambienti aperti e di coworking a spazi privati, così come sono cambiati molto gli arredi post coronavirus, oggi più distanziati e scelti in base alla facilità di pulizia. Un recente studio condotto negli Stati Uniti, dove sono nati gli spazi di lavoro aperti, ha rivelato che il 50% degli americani crede che gli open space possano essere un ambiente di facile trasmissione del virus. Inoltre, è stato rivelato che molti lavoratori preferiscano lavorare in uno spazio privato, che garantisce maggiore privacy ma anche la sicurezza necessaria in questo momento.
Open space: da dove nascono?
I primi open space in ambito lavorativo sono nati negli anni 40 quando alcuni studi di architettura hanno progettato questi spazi e li hanno proposti alle aziende con lo scopo di promuovere la collaborazione e la socialità sul posto di lavoro. Dal 2005 gli spazi aperti sono diventati il nuovo standard nella progettazione e nella ristrutturazione uffici, dopo che Google ha ingaggiato il famoso architetto Clive Wilkinson per creare un open space presso la sede di Mountain View, in California. Da quel momento gli uffici di Google sono stati presi come esempio di spazi lavorativi moderni e innovativi. Ma che fine faranno i tanto amati e diffusi open space post covid?

Open space post covid: la fine degli spazi aperti?
Fino ad oggi quasi l’80% delle aziende che ha deciso di ristrutturare un ufficio ha optato per la realizzazione di un open space senza la presenza, se non minima, di divisori tra le scrivanie e i diversi ambienti. Con il tempo molte realtà hanno deciso di ricorrere alla creazione di aree private nei propri open space, con lo scopo di avere angoli tranquilli dove poter telefonare, box ufficio per riunioni, ambienti di relax e altro ancora. Molte aziende multinazionali continuano ad adottare questo modello per la realizzazione dei nuovi uffici, così come nel capoluogo lombardo sorgono nuovi spazi di coworking e ambienti smart. Ma questo cambierà dopo l’emergenza sanitaria? Sicuramente ci saranno nuove regole e si dovranno adottare nuovi accorgimenti per vivere questi spazi, ma gli open space post covid non sono destinati a scomparire.
L’evoluzione degli spazi lavorativi
Non è facile fare previsioni sul futuro degli open space post covid, ma sicuramente si può dire che questi ambienti non spariranno nel breve periodo. Se vediamo come sono cambiati gli spazi lavorativi dagli anni 60 ad oggi, ci accorgiamo che ogni epoca è stata caratterizzata da diversi layout. Negli anni 70, ad esempio, ogni lavoratore aveva un ufficio privato che raggiungeva anche i 40 metri quadri di superficie. Negli anni successivi lo spazio a disposizione di ogni lavoratore si è via via ridotto fino ad arrivare ai primi anni 2000, dove si è raggiunta la metratura minima che un lavoratore aveva a disposizione. Da qui è ripresa la salita e nel 2010 si sono toccati i 20 mq per ogni lavoratore. Gli open space sono diventati sempre più popolari a seguito dell’aumento del lavoro d’ufficio dopo la recessione del 2008, poiché spazi aperti e condivisi permettevano un risparmio sui costi operativi. I primi progetti prevedevano maggiore spazio tra le scrivanie e molta luce naturale, ma con il passare del tempo si sono perse queste caratteristiche, prediligendo spazi ridotti occupati da un numero sempre maggiore di lavoratori. Oggi si assiste a un nuovo cambiamento; lo spazio riveste una maggiore importanza rispetto agli anni passati, in quanto per evitare la diffusione del virus è necessario mantenere il corretto distanziamento.

Nuovi spazi, nuove abitudini
Nel 2018 uno studio ha esaminato i cambiamenti nelle abitudini dei lavoratori che sono passati da uffici tradizionali a spazi aperti di condivisione. I risultati hanno evidenziato che negli ambienti aperti aumenta la comunicazione elettronica, mentre quella faccia a faccia si riduce di circa il 70%. I lavoratori si preoccupano maggiormente di essere ascoltati o di disturbare, per cui utilizzano mezzi “silenziosi” per comunicare con i colleghi. Inoltre, lo studio ha sottolineato che dal punto di vista psicologico gli ambienti affollati sono più stressanti, anche per la paura di contagi, che possono trasmettersi più velocemente in ambienti open space. Il coronovirus, ad esempio, potrebbe facilmente diffondersi in uno spazio lavorativo molto affollato, per questo è molto importante rispettare le misure preventive e le distanze di sicurezza stabilite.
Tendenze post pandemia
Gli open space post covid non sono scomparsi, ma hanno subito diversi cambiamenti. Molte aziende hanno ridotto il numero delle scrivanie e i piani destinati agli uffici, portando i lavoratori ad alternarsi tra lavoro a casa e lavoro in ufficio. Questo accade per fare in modo che non tutti i dipendenti siano presenti in ufficio allo stesso tempo per questioni di sicurezza, ma anche per cercare di ottimizzare i costi ed espandere l’attività in questo difficile periodo di emergenza. Altre aziende, invece, hanno deciso di mantenere gli spazi originari, ma ne permettono l’utilizzo a meno lavoratori; in questo modo riescono a garantire il distanziamento sociale previsto per evitare il contagio. Alcune realtà si sono viste costrette a ridurre il numero del personale, per cui si sono trovate ad avere più spazio per i lavoratori rimasti, che possono quindi lavorare a distanza e portare avanti l’attività in totale sicurezza. Le aziende che non hanno ambienti ampi e che quindi si trovano a non avere spazio a sufficienza per garantire le corrette distanze possono ricorrere a diverse soluzioni, che vanno dai pannelli anti contagio alle pareti divisorie.

Spazi del lavoro e smart working
Il lavoro oggi è sempre più smart, sia grazie all’aumento delle tecnologie a disposizione di aziende e lavoratori, sia a causa della pandemia che ha dato una spinta alla diffusione dello smart working in ogni ambito possibile. Gli open space si sono diffusi come spazi del lavoro in un periodo in cui lavorare insieme significava essere fisicamente nella stessa stanza, per cui pareti e porte rappresentavano un ostacolo alla collaborazione. Oggi, invece, la tecnologia ha abbattuto completamente ogni barriera e si può lavorare insieme, guardandosi in faccia, anche se ci si trova a km e km di distanza. La sempre maggiore diffusione della tecnologia potrebbe quindi portare a rivedere il concetto di open space post covid, non essendo più indispensabile lo spazio aperto per favorire la collaborazione tra i lavoratori.
Smart working e open space
Lo smart working ha quindi portato molte aziende a dovere riorganizzare i propri spazi lavorativi e le attività di relayout uffici sono sempre più richieste, in particolare quando ci si trova di fronte a open space post covid. Molti lavoratori oggi si recano in ufficio solo per esigenze particolari e trascorrono il resto delle giornate a lavorare da remoto. L’alternanza tra la presenza in ufficio e lo smart working ha portato le aziende a riconsiderare gli spazi necessari alla propria attività. Infatti, gli uffici si sono svuotati con l’arrivo della pandemia e si sono poi riempiti solo a metà per garantire la sicurezza dei lavoratori e per rispettare le norme anticontagio. È quindi possibile che molti spazi aperti vengano rivisti e che possano essere divisi in uffici più piccoli, per garantire maggiore privacy e sicurezza. Con queste nuove tendenze, i lavoratori di oggi si troveranno quindi ad avere a disposizione uno spazio maggiore di quello a cui sono sempre stati abituati.

Che fine faranno gli open space post covid domestici?
Se da un lato ci chiediamo che fine faranno gli open space post covid in ambito lavorativo, dall’altro ci accorgiamo che anche i nostri ambienti domestici sono cambiati molto post pandemia e che hanno dovuto fare i conti con le nuove esigenze di remote working, didattica a distanza e videocall. Milioni di persone si sono trovate a vivere la propria casa in maniera diversa, utilizzando gli spazi non solo a scopo domestico, ma anche come luogo lavorativo. Gli open space casalinghi hanno dovuto fare i conti con la diversa routine degli abitanti della casa, che si sono trovati a dover riadattare gli spazi alle nuove esigenze. Due ambienti molto diversi si sono quindi uniti: da un lato lo spazio ufficio, dove silenzio e concentrazione sono dominanti, dall’altro lo spazio domestico, dove informalità e rumore sono invece di casa. Questa nuova combinazione ha evidenziato i limiti degli spazi aperti, non adatti a ospitare più persone con esigenze diverse, come ad esempio bambini che giocano e genitori che invece devono lavorare.
Case riconvertite e nuovi spazi
Gli spazi domestici si sono dovuti riconvertire e adattare alle nuove necessità, creando luoghi lavorativi in spazi che prima avevano altre funzioni. Gli open space post covid non scompariranno in ambito domestico, ma cambieranno per adattarsi ai cambiamenti portati dalla pandemia. Le case, infatti, sono sempre più informatizzate e gli ambienti ristretti e la privacy saranno sempre più richiesti dai figli che hanno bisogno di seguire le lezioni o dai genitori che devono fare riunioni e lavoro a distanza. Si verranno a creare così nuovi spazi, che daranno vita a nuovi layout per le case e gli open space domestici di domani, dove saranno presenti aree riservate per l’ufficio e appositi spazi per lo studio.

Open space post covid: rapporto interno ed esterno
Non solo gli spazi interni e gli open space post covid sono cambiati, ma è cambiato anche il nostro modo di vedere il mondo che ci circonda. Nel corso di molti mesi ci siamo trovati a vivere all’interno delle nostre abitazioni e le finestre sono state il nostro monitor per vedere il mondo fuori. Inoltre, la necessità di entrare a contatto con sole e aria ha portato, nei mesi primaverili soprattutto, a lasciare porte e finestre aperte, lasciando da parte la privacy a favore dell’apertura verso l’esterno. Un ruolo chiave è stato giocato dai balconi e dalle porte finestre, che hanno acquistato sempre maggiore importanza. Gli spazi domestici di domani avranno quindi grandi vetrate e, ove possibile, balconi dove poter uscire a prendere aria.
Spazio Company è in grado di offrire servizi di fit out, re-layout uffici e space planning che soddisfano ogni richiesta e ogni esigenza. Le soluzioni proposte da Spazio Company sono in grado di favorire la gestione ottimale degli spazi, nel pieno rispetto delle normative rischio Covid 19 in vigore per garantire la sicurezza dei lavoratori. Per avere maggiori informazioni contattaci: il team di Spazio Company è disponibile a fornire assistenza e consulenza per ogni progetto.